6 febbraio – Santi Paolo Miki e compagni

Paolo MikiPaolo Miki nacque nei pressi di Kyoto, in Giappone, nel 1556 da una ricca famiglia nobile e benestante. Ricevette il battesimo a 5 anni, mentre a 22 anni entrò come novizio nella Compagnia di Gesù (gesuiti): è il primo giapponese che entra in un ordine cattolico e, in particolare, tra i gesuiti (che erano stati fondati non molti anni prima da Sant’Ignazio di Loyola).

Essendo giapponese e quindi profondo conoscitore del buddismo e della cultura locale, riuscì a essere uno zelante e paterno predicatore e missionario. Nel 1587 tutti i missionari cristiani vennero espulsi dal Paese, ma Paolo Miki continuò ad operare in clandestinità. Intanto le ostilità antieuropee crescevano e, nel 1596, sfociarono in una vera e propria persecuzione contro i cristiani.

Nel dicembre del 1956 Paolo Miki fu arrestato insieme ad altri due compagni gesuiti e ad altri missionari francescani. Vennero tutti crocifissi sulla collina di Tateyama, nei pressi di Nagasaki il 5 febbraio 1597. Secondo il racconto della tradizione, Paolo continuò a predicare anche sulla croce, fino alla morte, avvenuta mentre pronunciava in latino le parole di Gesù in croce: “In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum”.

Insieme ai suoi compagni martiri, venne beatificato da Papa Urbano VIII il 14 settembre 1627 e canonizzato da Papa Pio IX l’8 giugno 1862.

Nel 1846, a Verona, un giovane seminarista, Daniele Comboni, leggendo la vita di Paolo Miki, riceve la prima forte spinta alla vita missionaria.

Dalla «Storia del martirio dei santi Paolo Miki e compagni» scritta da un autore contemporaneo.

Sarete miei testimoni
Piantate le croci, fu meraviglioso vedere in tutti quella fortezza alla quale li esortava sia Padre Pasio, sia Padre Rodriguez. Il Padre commissario si mantenne sempre in piedi, quasi senza muoversi, con gli occhi rivolti al cielo. Fratel Martino cantava alcuni salmi per ringraziare la bontà divina, aggiungendo il versetto: «Mi affido alle tue mani» (Sal 30, 6). Anche Fratel Francesco Blanco rendeva grazie a Dio ad alta voce. Fratel Gonsalvo a voce altissima recitava il Padre nostro e l’Ave Maria.
Il nostro fratello Paolo Miki, vedendosi innalzato sul pulpito più onorifico che mai avesse avuto, per prima cosa dichiarò ai presenti di essere giapponese e di appartenere alla Compagnia di Gesù, di morire per aver annunziato il Vangelo e di ringraziare Dio per un beneficio così prezioso. Quindi soggiunse: «Giunto a questo istante, penso che nessuno tra voi creda che voglia tacere la verità.
Dichiaro pertanto a voi che non c’è altra via di salvezza, se non quella seguita dai cristiani. Poiché questa mi insegna a perdonare ai nemici e a tutti quelli che mi hanno offeso, io volentieri perdono all’imperatore e a tutti i responsabili della mia morte, e li prego di volersi istruire intorno al battesimo cristiano».
Si rivolse quindi, ai compagni, giunti ormai all’estrema battaglia, e cominciò a dir loro parole di incoraggiamento.
Sui volti di tutti appariva una certa letizia, ma in Ludovico era particolare. A lui gridava un altro cristiano che presto sarebbe stato in paradiso, ed egli, con gesti pieni di gioia, delle dita e di tutto il corpo, attirò su di sé gli sguardi di tutti gli spettatori.
Antonio, che stava di fianco a Ludovico, con gli occhi fissi al cielo, dopo aver invocato il santissimo nome di Gesù e di Maria, intonò il salmo Laudate, pueri, Dominum, che aveva imparato a Nagasahi durante l’istruzione catechista; in essa infatti vengono insegnati ai fanciulli alcuni salmi a questo scopo.
Altri infine ripetevano: «Gesù! Maria!», con volto sereno. Alcuni esortavano anche i circostanti ad una degna vita cristiana; con questi e altri gesti simili dimostravano la loro prontezza di fronte alla morte.
Allora quattro carnefici cominciarono ad estrarre dal fodero le spade in uso presso i giapponesi. Alla loro orribile vista tutti i fedeli gridarono: «Gesù! Maria!» e, quel che è più, seguì un compassionevole lamento di più persone, che salì fino al cielo. I loro carnefici con un primo e un secondo colpo, in brevissimo tempo, li uccisero.

PREGHIERA A SAN PAOLO MIKI E COMPAGNI

O Dio, forza dei martiri, che hai chiamato alla gloria eterna san Paolo Miki e i suoi compagni attraverso il martirio della croce, concedi anche a noi per loro intercessione di testimoniare in vita e in morte la fede del nostro Battesimo. Per Cristo nostro Signore. Amen.

> Il Santo del giorno

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