Commento alle letture di domenica 4 febbraio 2018

Commento alle letture di domenica 4 febbraio 2024
V Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
Letture: Gb 7,1-4.6-7   Sal 146   1Cor 9,16-19.22-23   Mc 1,29-39
Guarì molti che erano affetti da varie malattie.

> Leggi le letture di oggi, domenica 4 febbraio 2024

Dice Papa Francesco commentando il Vangelo di oggi:

Il Vangelo di oggi presenta la guarigione, da parte di Gesù, della suocera di Pietro e poi di tanti altri malati e sofferenti che si stringono a Lui. Quella della suocera di Pietro è la prima guarigione di ordine fisico raccontata da Marco: la donna si trovava a letto con la febbre; nei suoi confronti, l’atteggiamento e il gesto di Gesù sono emblematici: «Si avvicinò, la fece alzare prendendola per mano», annota l’Evangelista. C’è tanta dolcezza in questo semplice atto, che sembra quasi naturale: «La febbre la lasciò ed ella li serviva». Il potere risanante di Gesù non incontra alcuna resistenza; e la persona guarita riprende la sua vita normale, pensando subito agli altri e non a sé stessa – e questo è significativo, è segno di vera “salute”!

Quel giorno era un sabato. La gente del villaggio aspetta il tramonto e poi, finito l’obbligo del riposo, esce e porta da Gesù tutti i malati e gli indemoniati. E Lui li guarisce, ma vieta ai demoni di rivelare che Lui è il Cristo. Fin dall’inizio, dunque, Gesù mostra la sua predilezione per le persone sofferenti nel corpo e nello spirito: è una predilezione di Gesù avvicinarsi alle persone che soffrono sia nel corpo sia nello spirito. È la predilezione del Padre, che Lui incarna e manifesta con opere e parole. I suoi discepoli ne sono stati testimoni oculari, hanno visto questo e poi lo hanno testimoniato. Ma Gesù non li ha voluti solo spettatori della sua missione: li ha coinvolti, li ha inviati, ha dato anche a loro il potere di guarire i malati e scacciare i demoni. E questo è proseguito senza interruzione nella vita della Chiesa, fino ad oggi. E questo è importante. Prendersi cura dei malati di ogni genere non è per la Chiesa un’“attività opzionale”, no! Non è qualcosa di accessorio, no. Prendersi cura dei malati di ogni genere fa parte integrante della missione della Chiesa, come lo era di quella di Gesù. E questa missione è portare la tenerezza di Dio all’umanità sofferente. Ce lo ricorderà tra pochi giorni, l’11 febbraio, la Giornata Mondiale del Malato.

(Papa Francesco, Angelus 7 febbraio 2021)

La liturgia di due domeniche fa ci aveva presentato l’inizio della predicazione di Gesù con l’annuncio del Regno. Domenica scorsa, Gesù si è presentato alla Sinagoga e si è rivelato in “parole e opere”, cacciando uno spirito immondo. La liturgia di questa domenica, che prosegue il filo delle due precedenti, potrebbe avere due temi di fondo: la totalità e la sofferenza.

Se rileggiamo la seconda lettura dalla lettera di San Paolo e il Vangelo, notiamo come le parole tutto/tutti/molti sono parole che ricorrono innumerevoli volte (“pur essendo libero da TUTTI, mi sono fatto servo di TUTTI / mi sono fatto TUTTO per TUTTI / Ma TUTTO io faccio per il Vangelo / gli portavano TUTTI i malati / TUTTA la città era riunita / Guarì MOLTI e scacciò MOLTI demoni / «Tutti ti cercano!» / E andò per TUTTA la Galilea”). Come sottolinea efficacemente il Card. Gianfranco Ravasi, “la totalità è alla radice della fede, è lo scopo della fede ed è la qualità del cammino di fede”. La vicenda religiosa è una esperienza che riguarda e coinvolge tutti e che apre a tutti. L’intera realtà umana è coinvolta in questa esperienza, è l’universalità dell’annuncio e, allo stesso tempo, è all’universalità che i cristiani devono rivolgersi.

L’altro grande tema, che è anch’esso esperienza universale, è quello della sofferenza. Era già emerso nella liturgia della settimana scorsa con lo spirito immondo cacciato da Gesù mentre straziava il corpo di una persona.

La prima lettura dal libro di Giobbe ci introduce questo tema. Esso è tra i testi più alti e più profondi della Bibbia sul mistero della sofferenza e sul mistero di Dio tra loro intrecciati nella storia dell’uomo. Il libro di Giobbe affronta proprio gli interrogativi più angosciosi della nostra esistenza: la realtà del limite, del dolore, della malattia. Il senso ultimo del libro è la possibilità di approdare a Dio attraverso la strada drammatica della sofferenza. Giobbe, attraverso la via oscura del dolore, pur cogliendo l’aspetto scandaloso della sofferenza, è il modello del credente che accetta il Dio difficile che sta oltre le nostre spiegazioni e le nostre attese, che dice di amarci, ma che, poi, sembra smentire il suo amore.

Come commenta Padre Piero BUSCHINI SJ nelle sue omelie, “il brano evangelico non offre una risposta immediatamente appagante e risolutiva ai grandi interrogativi sollevati dal libro di Giobbe.
Gesù non affronta spiegazioni teoriche. Accetta la condizione dell’uomo, ne condivide il destino, spesso oscuro e doloroso. Egli non passa in mezzo agli uomini del successo e dell’efficienza. Passa tra gli ammalati (le vittime dello spirito del male). Gesù non vince – anzi, in apparenza, nemmeno scalfisce l’immenso regno della sofferenza. I pochi gesti ricordati nelle pagine di Marco sono ben poca cosa nella storia sconfinata della sofferenza. Questo significa che la malattia ha un suo significato nel mondo dell’uomo e della fede. Dal Vangelo appare che il “guarire” è un aspetto significativo dell’agire di Gesù tra gli uomini e tuttavia non è lo scopo della sua missione.
Lo scopo della sua missione è la lotta contro lo spirito del male che genera la sofferenza. La guarigione è il “segno visibile” di questa lotta vittoriosa. La cultura del tempo considerava il malato vittima dello spirito del male e lo abbandonava fatalisticamente alla sua sorte. Gesù inaugura un atteggiamento nuovo: annuncia la fine della fatalità del male.
Le guarigioni di Gesù ci dimostrano che il male può essere sconfitto.
Di fronte alla sofferenza l’atteggiamento del cristiano non può più essere l’accettazione rassegnata (e meritoria), ma l’impegno per vincerla. Tuttavia Gesù non è un guaritore, non è un taumaturgo, è piuttosto il profeta che annuncia il regno di Dio. Infatti, quando i discepoli gli dicono: “Tutti ti cercano”, risponde: “Andiamo altrove, perché io predichi il regno anche là. Per questo infatti io sono venuto”. In altre parole, Gesù respinge le attese ambigue di coloro che lo cercano solo per essere guariti. Pensa a una liberazione più impegnativa”.

E qui si inserisce anche il famoso “segreto messianico”. Nel Vangelo di Marco, spesso Gesù impone ai discepoli o alle persone (e persino agli “spiriti”) di non parlare, di non rivelare nulla, di non dire chi lui è e che cosa fa. A lungo ci si è interrogati su questo aspetto. Alcuni studiosi sono addirittura arrivati a sostenere che queste espressioni furono aggiunte dalla Chiesa primitiva. In realtà, oggi, si conferma la loro fondatezza storica. Questo “imporre il silenzio” da parte di Gesù è proprio voluto per evitare il fraintendimento. Come sarebbe stato facile scambiarlo per un guaritore, per un taumaturgo, per un uomo che “risolve tutti i mali della gente”. Questo sicuramente gli avrebbe procurato una popolarità immensa, facile, ma avrebbe probabilmente confuso e nascosto il suo vero messaggio che in realtà è difficile, radicale, sconvolgente. Gesù fugge dalla popolarità facile, sia perchè non vuole adulazioni semplicistiche, sia perchè non vuole essere frainteso. Sa che il suo messaggio è duro, impegnativo e difficile (“credete forse che sia venuto a portare la pace nel mondo?”).

Continua Padre Buschini “La sofferenza, è vero, è la condizione dell’uomo, tuttavia, di fronte a essa, la parola della fede non è illusoria promessa di benessere, una specie di terapia alternativa per restituire all’uomo la sua integrità, è piuttosto mobilitazione contro lo spirito del male. Questa è la vocazione dell’uomo. Di fronte all’ammalato non c’è spazio per l’illusione. C’è spazio solo per l’amore e per l’impegno. E’ questa la legge del regno non la promessa del miracolo. Il Signore affida all’uomo questo compito perché se la vittoria sulla sofferenza è conquista impegnativa fa crescere l’uomo. Se invece è dono gratuito può impoverire la sua umanità. Il facile benessere è spesso privo di tensione morale”.

Non a caso, “Guarite gli infermi” è una delle ultime consegne che il Signore ci ha lasciato al termine della sua vita terrena. E’ l’invito a dare una speranza autentica (e non solo parole illusorie) a chi soffre.

Letture e liturgia di domenica 4 febbraio 2024

> Scarica il Foglietto “LA DOMENICA” ed. Sanpaolo

Preghiamo il Rosario con le Orazioni del Messale della Vergine:
> Misteri Dolorosi
> Misteri Gaudiosi
> Misteri della Luce

> LE LETTURE DELLA DOMENICA

Letture e liturgia di domenica 4 febbraio 2024